Volvo V50 Powershift - Ok, mai fidarsi delle statistiche, e probabilmente anche delle indagini di mercato visti i risultati (gli errori negli exit-poll delle elezioni avrebbero dovuto insegnare qualcosa). Tuttavia, con il senno di poi, la richiesta crescente di cambi automatici su determinate vetture un pochino si sarebbe potuta prevedere. Non foss’altro per i progressi compiuti dalla tecnologia in questo campo, grazie ai quali è possibile trovare trasmissioni automatiche talmente raffinate (vedi il cambio DSG a doppia frizione Audi/Volkswagen) da indurre molte più persone del solito a preferirle al cambio meccanico tradizionale.
Realizzato dalla Volvo in collaborazione con la Getrag (partner storico della Casa svedese nella fornitura di trasmissioni) il Powershift ha come principio di funzionamento quello di due scatole del cambio manuale parallele, con due frizioni a bagno d’olio indipendenti l’una dall’altra in luogo del convertitore di coppia. Una frizione controlla le marce dispari, l’altra quelle pari. Quando si innesta una, l’altra si disinserisce e si prepara alla cambiata successiva. Il vantaggio è quello di ridurre al massimo i tempi di passaggio da una marcia all’altra e annullare le perdite di potenza e coppia.
Realizzato per affrontare livelli di coppia fino a 450 Nm, il Powershift viene utilizzato oggi solo in associazione al 2.0 litri in questione, che dispone di 136 cv e 320 Nm di coppia. Lo stesso montato sulla V50 che abbiamo utilizzato per il test stradale sulle colline bolognesi. La risposta del nuova cambio automatico in effetti è sempre puntuale, fluida, continua, senza esitazioni e senza buchi di potenza con conseguente effetto mal di mare, come accade con gli automatici meno raffinati. La velocità di cambiata è impercettibile, sia nella guida su strade tortuose, sia nelle ripartenze repentine. Ideale per chi desidera guidare dimenticandosi davvero delle marce.
Come gli altri automatici, il Powershift offre anche la funzione automatica sequenziale, ma non prevede le alette sul volante: chi vuole restare legato alla tradizione che lo sia fino in fondo. Con il sequenziale le cose cambiano molto, visto che è il pilota a selezionare le marce più adatte...
Realizzato dalla Volvo in collaborazione con la Getrag (partner storico della Casa svedese nella fornitura di trasmissioni) il Powershift ha come principio di funzionamento quello di due scatole del cambio manuale parallele, con due frizioni a bagno d’olio indipendenti l’una dall’altra in luogo del convertitore di coppia. Una frizione controlla le marce dispari, l’altra quelle pari. Quando si innesta una, l’altra si disinserisce e si prepara alla cambiata successiva. Il vantaggio è quello di ridurre al massimo i tempi di passaggio da una marcia all’altra e annullare le perdite di potenza e coppia.
Realizzato per affrontare livelli di coppia fino a 450 Nm, il Powershift viene utilizzato oggi solo in associazione al 2.0 litri in questione, che dispone di 136 cv e 320 Nm di coppia. Lo stesso montato sulla V50 che abbiamo utilizzato per il test stradale sulle colline bolognesi. La risposta del nuova cambio automatico in effetti è sempre puntuale, fluida, continua, senza esitazioni e senza buchi di potenza con conseguente effetto mal di mare, come accade con gli automatici meno raffinati. La velocità di cambiata è impercettibile, sia nella guida su strade tortuose, sia nelle ripartenze repentine. Ideale per chi desidera guidare dimenticandosi davvero delle marce.
Come gli altri automatici, il Powershift offre anche la funzione automatica sequenziale, ma non prevede le alette sul volante: chi vuole restare legato alla tradizione che lo sia fino in fondo. Con il sequenziale le cose cambiano molto, visto che è il pilota a selezionare le marce più adatte...