Hyundai Santa Fe 2.2 automatica - Perché quando si vuole spingere basta spostare il selettore in modalità sequenziale: le marce – indicate in un piccolo (troppo) display dedicato annegato nel cruscotto, vengono snocciolate in un amen, forse due. E si va via bene. Non si tratta certo di un DSG. Ma il 2,2 litri, considerando le dimensioni in gioco dimostra di avere il cuore generoso e si accoppia bene e in modo dolce agli automatismi. Invece, tutte le volte che si vuole pensare ad altro (ovvero quasi sempre), si mette in Drive e non ci si pensa più. Si arriva a destinazione riposati e si superano gli ingorghi senza nervi tirati.
Superato l’imbarazzo iniziamo a muoverci tra le corsie cittadine con auto, moto, scooter e compagnia si spostano da una parte all’altra. Lo sterzo morbido, anche se non velocissimo aiuta, e con il selettore in Drive si risparmia fatica e stress. Ma che brutta la (finta) radica…a chi piace davvero? Non l’abbiamo mai capito. Comunque i passeggeri apprezzano gli spazi e i modi: la guida é fluida. Ma con carattere. Un lato che ci ha sorpreso della Santa Fe é la risposta immediata ai comandi del piede destro: senza secondi tempi o ritardi letargici dovuti a masse esagerate. L’automatico aiuta anche qui.
I sedili in pelle nera – l’allestimento Dynamic significa "all inclusive" - per l’occasione con un filetto rosso sui profili che piacerà a chi ha vinto la "Champions", assomigliano ad un trono. E il divano posteriore merita davvero tale nome. Il bracciolo centrale anteriore, talmente ampio da rendere impossibili i giochi di gomito con il passeggero, rimane durissimo nel guscio plasticoso ma nasconde un vano enorme e, all’occorrenza, refrigerato. Sembra un dettaglio di quest’epoca ma quando si sta con il termometro sopra i 30 gradi e bloccati in ingorgo fantozziano è una bella benedizione. Gli americani non sempre hanno ragione, ma per rendersi la vita semplice e meno dura sono i migliori. E i coreani sembrano aver pensato a loro…
I consumi invece sono quelli che ci si aspettano. Con piede felpato si sta sui 12 al litro, accelerando e in situazioni svantaggiose per superficie frontale da mammut e massa complessiva, si scende attorno agli 8 e anche meno esagerando. Se vi muovete tanto e siete abituati alle parsimonie di una berlina diesel, pensateci bene. Comunque l’automatico non impone troppi sacrifici rispetto al manuale.
Con il Santa Fe ci siamo abituati bene e dopo un mese – mica capita sempre - volevamo tenerlo ancora. Tanta sostanza in cambio del prezzo giusto, un compagno ideale per chi cerca una multiuso e sa andare oltre gli stemmi sul cofano. E soprattutto non sembra la sorella povera di chicchessia: con quei due bei tuboni di scarico ovali e cromati al posteriore e quell’aria chic di chi e’ diventato grande ma non vuole ostentare. Neppure il cambio automatico da americana.
Superato l’imbarazzo iniziamo a muoverci tra le corsie cittadine con auto, moto, scooter e compagnia si spostano da una parte all’altra. Lo sterzo morbido, anche se non velocissimo aiuta, e con il selettore in Drive si risparmia fatica e stress. Ma che brutta la (finta) radica…a chi piace davvero? Non l’abbiamo mai capito. Comunque i passeggeri apprezzano gli spazi e i modi: la guida é fluida. Ma con carattere. Un lato che ci ha sorpreso della Santa Fe é la risposta immediata ai comandi del piede destro: senza secondi tempi o ritardi letargici dovuti a masse esagerate. L’automatico aiuta anche qui.
I sedili in pelle nera – l’allestimento Dynamic significa "all inclusive" - per l’occasione con un filetto rosso sui profili che piacerà a chi ha vinto la "Champions", assomigliano ad un trono. E il divano posteriore merita davvero tale nome. Il bracciolo centrale anteriore, talmente ampio da rendere impossibili i giochi di gomito con il passeggero, rimane durissimo nel guscio plasticoso ma nasconde un vano enorme e, all’occorrenza, refrigerato. Sembra un dettaglio di quest’epoca ma quando si sta con il termometro sopra i 30 gradi e bloccati in ingorgo fantozziano è una bella benedizione. Gli americani non sempre hanno ragione, ma per rendersi la vita semplice e meno dura sono i migliori. E i coreani sembrano aver pensato a loro…
I consumi invece sono quelli che ci si aspettano. Con piede felpato si sta sui 12 al litro, accelerando e in situazioni svantaggiose per superficie frontale da mammut e massa complessiva, si scende attorno agli 8 e anche meno esagerando. Se vi muovete tanto e siete abituati alle parsimonie di una berlina diesel, pensateci bene. Comunque l’automatico non impone troppi sacrifici rispetto al manuale.
Con il Santa Fe ci siamo abituati bene e dopo un mese – mica capita sempre - volevamo tenerlo ancora. Tanta sostanza in cambio del prezzo giusto, un compagno ideale per chi cerca una multiuso e sa andare oltre gli stemmi sul cofano. E soprattutto non sembra la sorella povera di chicchessia: con quei due bei tuboni di scarico ovali e cromati al posteriore e quell’aria chic di chi e’ diventato grande ma non vuole ostentare. Neppure il cambio automatico da americana.