venerdì 23 novembre 2007

Daihatsu Trevis 2007

Daihatsu Trevis 2007 - Una Mini prima serie con il tetto più alto e la vita stretta. Oppure, se si vuole, una Mini a cinque porte, versione che la Mini attuale non si è ancora decisa a costruire (la Traveller prevista per il 2007 è in realtà una station e le due porte posteriori saranno piccole e mimetizzate, tipo Mazda RX8). Gli stilemi sono Mini: il cofano corto e spiovente, la mascherina larga (con grigliatura a maglie larghe tipo Bentley) e i fari anteriori ovoidali. Ma Mini MKI sono anche l’andamento verticale del primo montante, l’assenza di deflettori e le ruote piccole da 14". Tutto pensato e voluto per rievocare il piccolo-grande mito inglese. Mancano all’appello solo le aperture a compasso dei finestrini posteriori della Mini originale, ma forse sarebbe stato troppo.

E poi la Trevis non è una replica della Mini anche se la sua destinazione è prevalentemente cittadina, bensì un modo diverso di rivolgersi in particolare alla clientela femminile. Oltre che a quei maschietti di mezza età sensibili alle forme nostalgiche e alle numerose cromature sparse nei punti chiave della Trevis. Nel posteriore incuriosisce invece la somiglianza con i gruppi luci della Lancia Musa, senza però che si possa parlare di imitazione visto che sono nate entrambe nel 2004. La Trevis gira infatti sulle strade giapponesi da due anni.

Con tutti i sedili alzati sono disponibili per i bagagli 168 litri di volume (18 litri in più della Mini e 38 in meno della Panda, che però è più grande), tutti facilmente sfruttabili. Abbattendo i sedili (anche separatamente) si forma un piano di carico piatto capace di ingoiare in tutto 420 litri di scorte (400 litri per la Mini e 450 per la Panda, sempre ragionando a filo dei finestrini). Piccola ma non troppo insomma.

Soluzioni che nulla tolgono all’originalità e alla qualità della Trevis, così come gli strumenti a fondo bianco e il volante Momo rivestito in pelle, pensati per portare un tono sportivo all’interno ma che poco si addicono al carattere pacioso e allegro di questo modello. Sempre meglio comunque del volante originale della Trevis, che a detta dei responsabili Daihatsu italiani sarebbe stato improponibile per il gusto nazionale.

A spingerla c’è invece il collaudato tre cilindri Daihatsu da 989cc, 16 valvole, fasatura variabile e doppio albero a camme in testa che monta anche la Toyota Aygo, ma che per la Trevis è di potenza inferiore: 58 cv (43 kW) a 6.000 giri (sono 68 per la Aygo), una coppia di 91 Nm a 4.000 giri e una velocità massima di 160 km/h. Un motore che non servirà a bruciare la concorrenza negli scatti da semaforo a semaforo, ma che guarda soprattutto ai consumi con una percorrenza media dichiarata di più di 20 km per litro di benzina. Chilometri che salgono a 24,3 nei percorsi extraurbani, mentre in città la media parla di oltre 16 km/l.

Due i cambi in listino: uno manuale a cinque rapporti e l’altro automatico a quattro rapporti con overdrive. Entrambi offerti allo stesso prezzo di 11.300 euro, soluzione commerciale che Daihatsu lancia con la Trevis full optional, unica versione in listino. Tutto identico, prezzo compreso, tranne il cambio. Massima considerazione anche per l’aspetto sicurezza: la Trevis dispone di cellula di sopravvivenza robusta, impianto frenante adeguato (dischi anteriori ventilati e a tamburo al posteriore) con Abs e ripartitore elettronico della frenata EBD, pedaliera collassabile, barre antintrusione alle portiere, doppio airbag e ancoraggi Isofix sui sedili posteriori.

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