Cadillac XLR - "Chissà se l’RC Auto risponde anche per il torcicollo provocato ai pedoni?!". A girare per la città al volante della XLR viene da chiederselo davvero, controllando nello specchietto che nessuno si annoti la targa. Non c’è scampo: chi la vede e la nota, le incolla gli occhi addosso e la segue con lo sguardo finché non scompare nel traffico o dietro un angolo. A costo, appunto, di prendersi uno strappo o di allungare il collo a mo’ di giraffa.
D’altro canto come si fa a dar loro torto? L’XLR non è certo un’auto che si vede tutti i giorni (in Italia ne circolano appena una decina) e ha forme tanto particolari da essere appariscente come poche altre, tanto da chiusa quanto scoperta, con il tetto ripiegato. La carrozzeria, realizzata con pannelli di materiale composito, è un tripudio di spigoli, che nascono dall’accostamento di superfici lisce. Di linee curve non c’è praticamente traccia e questa Cadillac sembra sfaccettata come un pietra preziosa. Neanche fosse opera di una diamantaire più che di un ingegnere, ha quasi un taglio marquis, con il frontale e la coda leggermente appuntiti. E dire che Bulgari ha firmato solo la chiave e la strumentazione, mica tutto il resto…
Il posto di guida non strappa commenti entusiastici. Alla faccia delle dimensioni esterne importanti, l’abitacolo veste in modo attillato il pilota e il suo secondo. Il padiglione gira stretto sopra le teste e neppure lo spazio per le gambe abbonda. Per scoprire come mai basta dare un’occhiata al vano motore. I tecnici hanno sistemato il propulsore in posizione piuttosto arretrata per centrare meglio i pesi e il cambio finisce così a far ingrassare in tunnel centrale, a scapito dell’abitabilità.
Oltre che silenziosa, la XLR si dimostra confortevole sin dai primi metri, comportandosi più da Gran Turismo che non da sportiva da sparo. Le sospensioni hanno un raffinato schema a quadrilateri e sono gestite elettronicamente con il sistema Magnetic Ride Control, che variando l’intensità di un campo elettromagnetico cambia le caratteristiche del fluido presente negli ammortizzatori e la loro risposta. Il tutto sulla base anche dei dati che arrivano alla centralina tramite rete LAN dai sensori del controllo della stabilità StabiliTrak, dal controllo della trazione, dallo sterzo ad assistenza variabile MagnaSteer e dall’Abs.
A esaltare le doti autostradali della Cadillac ci altri due accessori, entrambi standard. Sono l’Head Up Display, che proietta sul parabrezza le informazioni base utili nella guida permettendo al pilota di non distogliere lo sguardo dalla strada, e il cruise control adattivo. Quest’ultimo utilizza un radar per scrutare quel che accade davanti al muso e regola la velocità di crociera in funzione della distanza di sicurezza, agendo all’occorrenza sui freni e ripristinando poi l’andatura desiderata non appena la strada torna sgombra.
Non che ci voglia molto: i 326 cv e i 420 Nm disponibili fanno pattinare facilmente le gomme se entra in scivolata sull’acceleratore. Il V8 4.6 della famiglia Northstar ha comunque come pregio principale un’erogazione morbida e rotonda, senza particolari picchi di potenza e bruschi cambi di passo. La progressione è lineare e si può scegliere se viaggiare con un filo di gas a passo da parata o se dare briglia sciolta ai cavalli, magari sfruttando la funzione sequenziale del valido cambio automatico a cinque marce.
Le buone doti dunque non mancano, il fascino esotico del marchio Cadillac c’è tutto e la carrozzeria trasformabile da coupé a scoperta è un plusvalore innegabile. Se però sull’altro piatto della bilancia si mettono i circa 90.000 euro richiesti dalla Casa, è normale che i più finiscano con lo storcere il naso. Forse se la XLR costasse un po’ meno (negli States in fondo viene il corrispettivo di meno di 60.000 euro), potrebbe anche trovare più proseliti. Invece, a oggi, gli esemplari immatricolati in Italia, sono appena una decina. Se a qualche curioso viene il torcicollo a furia di guardare quello che considera un oggetto misterioso, insomma, un motivo c’è…
D’altro canto come si fa a dar loro torto? L’XLR non è certo un’auto che si vede tutti i giorni (in Italia ne circolano appena una decina) e ha forme tanto particolari da essere appariscente come poche altre, tanto da chiusa quanto scoperta, con il tetto ripiegato. La carrozzeria, realizzata con pannelli di materiale composito, è un tripudio di spigoli, che nascono dall’accostamento di superfici lisce. Di linee curve non c’è praticamente traccia e questa Cadillac sembra sfaccettata come un pietra preziosa. Neanche fosse opera di una diamantaire più che di un ingegnere, ha quasi un taglio marquis, con il frontale e la coda leggermente appuntiti. E dire che Bulgari ha firmato solo la chiave e la strumentazione, mica tutto il resto…
Il posto di guida non strappa commenti entusiastici. Alla faccia delle dimensioni esterne importanti, l’abitacolo veste in modo attillato il pilota e il suo secondo. Il padiglione gira stretto sopra le teste e neppure lo spazio per le gambe abbonda. Per scoprire come mai basta dare un’occhiata al vano motore. I tecnici hanno sistemato il propulsore in posizione piuttosto arretrata per centrare meglio i pesi e il cambio finisce così a far ingrassare in tunnel centrale, a scapito dell’abitabilità.
Oltre che silenziosa, la XLR si dimostra confortevole sin dai primi metri, comportandosi più da Gran Turismo che non da sportiva da sparo. Le sospensioni hanno un raffinato schema a quadrilateri e sono gestite elettronicamente con il sistema Magnetic Ride Control, che variando l’intensità di un campo elettromagnetico cambia le caratteristiche del fluido presente negli ammortizzatori e la loro risposta. Il tutto sulla base anche dei dati che arrivano alla centralina tramite rete LAN dai sensori del controllo della stabilità StabiliTrak, dal controllo della trazione, dallo sterzo ad assistenza variabile MagnaSteer e dall’Abs.
A esaltare le doti autostradali della Cadillac ci altri due accessori, entrambi standard. Sono l’Head Up Display, che proietta sul parabrezza le informazioni base utili nella guida permettendo al pilota di non distogliere lo sguardo dalla strada, e il cruise control adattivo. Quest’ultimo utilizza un radar per scrutare quel che accade davanti al muso e regola la velocità di crociera in funzione della distanza di sicurezza, agendo all’occorrenza sui freni e ripristinando poi l’andatura desiderata non appena la strada torna sgombra.
Non che ci voglia molto: i 326 cv e i 420 Nm disponibili fanno pattinare facilmente le gomme se entra in scivolata sull’acceleratore. Il V8 4.6 della famiglia Northstar ha comunque come pregio principale un’erogazione morbida e rotonda, senza particolari picchi di potenza e bruschi cambi di passo. La progressione è lineare e si può scegliere se viaggiare con un filo di gas a passo da parata o se dare briglia sciolta ai cavalli, magari sfruttando la funzione sequenziale del valido cambio automatico a cinque marce.
Le buone doti dunque non mancano, il fascino esotico del marchio Cadillac c’è tutto e la carrozzeria trasformabile da coupé a scoperta è un plusvalore innegabile. Se però sull’altro piatto della bilancia si mettono i circa 90.000 euro richiesti dalla Casa, è normale che i più finiscano con lo storcere il naso. Forse se la XLR costasse un po’ meno (negli States in fondo viene il corrispettivo di meno di 60.000 euro), potrebbe anche trovare più proseliti. Invece, a oggi, gli esemplari immatricolati in Italia, sono appena una decina. Se a qualche curioso viene il torcicollo a furia di guardare quello che considera un oggetto misterioso, insomma, un motivo c’è…
Nessun commento:
Posta un commento