Hyundai Coupe 1.6 - Un fenomeno per certi versi simile alla scomparsa dei dinosauri, salvo il fatto che di glaciazioni o della caduta di meteoriti, nel mondo dell’automobile, non si ha alcuna notizia… Qui la causa principale andrebbe ricercata più nello scoppio della moda delle coupé-cabriolet, più ammiccanti e fascinose, con la loro possibilità di viaggiare scoperte.
Incurante di quello che hanno fatto le altre Case, la Hyundai non solo ha mantenuto a listino la sua sportiva ma l’ha anche recentemente rinnovata, dandole una veste più importante. Rispetto al passato la sportivetta coreana si è levata di dosso l’aria da "vorrei ma non posso" per affermare una sua identità e una sua dignità. In fondo, se a listino c’è pure la 1.600, sulla stessa carrozzeria sono disponibili anche motori 2.0 e 2.7 e a certa clientela bisogna offrire una immagine adeguata.
Se la Coupe 1.600 non si presta bene a un impiego a 360° è più che altro per le scelte fatte in materia di trasmissione. Per regalare un po’ più di vivacità al motore 1.600 da 105 cv, gli ingegneri coreani hanno adottato un cambio dai rapporti molto corti, che in autostrada fa frullare i pistoni a 4.000 giri prima che sia necessario mettersi in posa per la foto all’autovelox. Il risultato è che la rumorosità diventa alla lunga fastidiosa, costringendo ad alzare il tono della conversazione o della radio oppure a ridurre l’andatura.
Il lato buono della cosa è rappresentato da un’ottima elasticità in ripresa, visto che su strade extraurbane è possibile dimenticarsi del cambio per lunghi tratti. Grazie allo stratagemma delle marce, il motore fa una discreta figura anche in accelerazione, nonostante resti un po’ sottodimensionato in rapporto alla stazza della Coupe. Chi soffre di frequenti pruriti al piede destro farà comunque bene a orientarsi sulle versioni di maggior cilindrata, da 2 e 2,7 litri.
Pronto a reggere anche le maggiori potenze di questi motori, il telaio gestisce in tutta tranquillità la cavalleria di questa Coupe, senza nemmeno dover far ricorso a una taratura troppo sostenuta. Le sospensioni filtrano piuttosto bene buche e avvallamenti senza per questo lasciare spazio a rollio e beccheggio in curva.
Incurante di quello che hanno fatto le altre Case, la Hyundai non solo ha mantenuto a listino la sua sportiva ma l’ha anche recentemente rinnovata, dandole una veste più importante. Rispetto al passato la sportivetta coreana si è levata di dosso l’aria da "vorrei ma non posso" per affermare una sua identità e una sua dignità. In fondo, se a listino c’è pure la 1.600, sulla stessa carrozzeria sono disponibili anche motori 2.0 e 2.7 e a certa clientela bisogna offrire una immagine adeguata.
Se la Coupe 1.600 non si presta bene a un impiego a 360° è più che altro per le scelte fatte in materia di trasmissione. Per regalare un po’ più di vivacità al motore 1.600 da 105 cv, gli ingegneri coreani hanno adottato un cambio dai rapporti molto corti, che in autostrada fa frullare i pistoni a 4.000 giri prima che sia necessario mettersi in posa per la foto all’autovelox. Il risultato è che la rumorosità diventa alla lunga fastidiosa, costringendo ad alzare il tono della conversazione o della radio oppure a ridurre l’andatura.
Il lato buono della cosa è rappresentato da un’ottima elasticità in ripresa, visto che su strade extraurbane è possibile dimenticarsi del cambio per lunghi tratti. Grazie allo stratagemma delle marce, il motore fa una discreta figura anche in accelerazione, nonostante resti un po’ sottodimensionato in rapporto alla stazza della Coupe. Chi soffre di frequenti pruriti al piede destro farà comunque bene a orientarsi sulle versioni di maggior cilindrata, da 2 e 2,7 litri.
Pronto a reggere anche le maggiori potenze di questi motori, il telaio gestisce in tutta tranquillità la cavalleria di questa Coupe, senza nemmeno dover far ricorso a una taratura troppo sostenuta. Le sospensioni filtrano piuttosto bene buche e avvallamenti senza per questo lasciare spazio a rollio e beccheggio in curva.
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