Volkswagen Golf Variant 2007 - Frontale come quello delle Golf a tre e cinque porte, fiancate alte smussate alla base delle portiere, vetri dal taglio ultraclassico e coda già vista che ricorda una lista senza fine di altre auto, in primis la wagon della Honda Accord di un paio di generazioni fa per le luci che finiscono a punta sulle fiancate e con accenni di Audi Q7 nella parte bassa del paraurti. Non un capolavoro di originalità, ma una wagon classica come la solita grisaglia o una cravatta regimental.
Cinquecentocinque litri (745 fino al tetto) da riempire se si viaggia in cinque, con un doppio fondo capace e regolare da ulteriori 55 litri che si può integrare nel volume complessivo. Se si viaggia in due il volume raggiunge i 1.495 litri e si possono caricare oggetti lunghi fino a 174 centimetri ma, se il posto del passeggero è libero si può anche abbassare in avanti lo schienale (optional per la Trendline e di serie per le altre versioni). Il portellone è del tipo bocca larga, la soglia è a 57 centimetri da terra e il vano di carico ha una larghezza minima di 129 centimetri.
Due motori a gasolio TDI, 1.9 da 105 cv e 2.0 da 140 cv, e tre a benzina, 1.6 da 102cv e 1.4 TSI da 140 e 170 cv. I motori Twincharger a iniezione diretta di benzina TSI, di cui solo la versione da 140 cv disponibile al lancio a giugno, uniscono i vantaggi del compressore volumetrico a quelli del turbocompressore, adottandoli entrambi per tanta coppia ai bassi regimi e tanta potenza agli alti regimi, con consumi davvero modesti. La versione da 140 cv eroga 220 Nm di coppia massima da 1.500 a 4.000 giri, accelera da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi fino a 205 km/h e dichiara consumi medi pari a poco più di 14 km/litro. Cambio a cinque marce per la 1.6, a sei marce per le altre Golf Variant, con l’opzione (1.625 euro) dell’ottimo DSG per TDI e TSI, in arrivo anche con sette marce.
La qualità della Golf è sempre stata il benchmark della categoria e anche l’ultima serie avrà perso l’originalità dello stile ma certo non la qualità. I materiali utilizzati sono di pregio per l’aspetto e per come stimolano i polpastrelli, i comandi sono piacevoli da utilizzare e perfino l’odore dell’abitacolo è piacevole, anche se ha perso il piacevole profumo da giocattoli per neonati della serie precedente.
I comandi seguono nella disposizione i fondamenti della razionale scuola germanica, anche se i tasti color argento al centro della plancia confondono la lettura della funzione. Strumenti grandi illuminati in blu come tutte le Golf da un paio di generazioni e un bel visore chiaro rosso su nero al centro informano su tutto quanto serve, dalla indicazioni del navigatore satellitare al nome della radio in ascolto.
È un’auto da famiglia più che da corsa e tutti comandi sono pensati per una guida serena più che per il da-casello-a-casello. Lo sterzo ha reazioni tranquille e non è troppo diretto e anche il pedale del freno è pensato per arresti dolci più che per staccate da Gran Premio. Comandi soft con cui convivere serenamente e con cui è possibile anche sbrigarsi quando si ha fretta.
Il cambio invece di sei marce potrebbe averne soltanto quattro, tanta è la disponibilità a riprendere da regimi bassissimi, con un seconda-sesta a portata di mano senza che il motore ne soffra. Si viaggia a regimi da turbodiesel moderno ma, se si ha bisogno di motore per fare un sorpasso, per esempio, il millequattro tira fino a settemila giri senza perdersi d’animo lungo la strada.
A pari cavalli, 140, per la Golf Variant è disponibile anche il duemila TDI. Buon motore, per carità, ma il millequattro lo mette subito in ombra. Il TDI è più rumoroso, con vibrazioni da diesel e tanta coppia ai bassi regimi ma poco allungo verso i piani alti del contagiri. Prestazioni analoghe e un vantaggio sui consumi per la TDI, quasi 20 contro 14 km/litro nel ciclo medio, ma contando che la differenza di prezzo rispetto ai 140 cavalli a benzina della Golf Variant 1.4 TSI è pari a 3200 euro, non c’è da pensarci nemmeno un minuto su quale scegliere, a meno che non viviate in auto e percorriate parecchie decimigliaia di chilometri all’anno. Ma anche il silenzio assoluto del motore TSI ha un prezzo…
Cinquecentocinque litri (745 fino al tetto) da riempire se si viaggia in cinque, con un doppio fondo capace e regolare da ulteriori 55 litri che si può integrare nel volume complessivo. Se si viaggia in due il volume raggiunge i 1.495 litri e si possono caricare oggetti lunghi fino a 174 centimetri ma, se il posto del passeggero è libero si può anche abbassare in avanti lo schienale (optional per la Trendline e di serie per le altre versioni). Il portellone è del tipo bocca larga, la soglia è a 57 centimetri da terra e il vano di carico ha una larghezza minima di 129 centimetri.
Due motori a gasolio TDI, 1.9 da 105 cv e 2.0 da 140 cv, e tre a benzina, 1.6 da 102cv e 1.4 TSI da 140 e 170 cv. I motori Twincharger a iniezione diretta di benzina TSI, di cui solo la versione da 140 cv disponibile al lancio a giugno, uniscono i vantaggi del compressore volumetrico a quelli del turbocompressore, adottandoli entrambi per tanta coppia ai bassi regimi e tanta potenza agli alti regimi, con consumi davvero modesti. La versione da 140 cv eroga 220 Nm di coppia massima da 1.500 a 4.000 giri, accelera da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi fino a 205 km/h e dichiara consumi medi pari a poco più di 14 km/litro. Cambio a cinque marce per la 1.6, a sei marce per le altre Golf Variant, con l’opzione (1.625 euro) dell’ottimo DSG per TDI e TSI, in arrivo anche con sette marce.
La qualità della Golf è sempre stata il benchmark della categoria e anche l’ultima serie avrà perso l’originalità dello stile ma certo non la qualità. I materiali utilizzati sono di pregio per l’aspetto e per come stimolano i polpastrelli, i comandi sono piacevoli da utilizzare e perfino l’odore dell’abitacolo è piacevole, anche se ha perso il piacevole profumo da giocattoli per neonati della serie precedente.
I comandi seguono nella disposizione i fondamenti della razionale scuola germanica, anche se i tasti color argento al centro della plancia confondono la lettura della funzione. Strumenti grandi illuminati in blu come tutte le Golf da un paio di generazioni e un bel visore chiaro rosso su nero al centro informano su tutto quanto serve, dalla indicazioni del navigatore satellitare al nome della radio in ascolto.
È un’auto da famiglia più che da corsa e tutti comandi sono pensati per una guida serena più che per il da-casello-a-casello. Lo sterzo ha reazioni tranquille e non è troppo diretto e anche il pedale del freno è pensato per arresti dolci più che per staccate da Gran Premio. Comandi soft con cui convivere serenamente e con cui è possibile anche sbrigarsi quando si ha fretta.
Il cambio invece di sei marce potrebbe averne soltanto quattro, tanta è la disponibilità a riprendere da regimi bassissimi, con un seconda-sesta a portata di mano senza che il motore ne soffra. Si viaggia a regimi da turbodiesel moderno ma, se si ha bisogno di motore per fare un sorpasso, per esempio, il millequattro tira fino a settemila giri senza perdersi d’animo lungo la strada.
A pari cavalli, 140, per la Golf Variant è disponibile anche il duemila TDI. Buon motore, per carità, ma il millequattro lo mette subito in ombra. Il TDI è più rumoroso, con vibrazioni da diesel e tanta coppia ai bassi regimi ma poco allungo verso i piani alti del contagiri. Prestazioni analoghe e un vantaggio sui consumi per la TDI, quasi 20 contro 14 km/litro nel ciclo medio, ma contando che la differenza di prezzo rispetto ai 140 cavalli a benzina della Golf Variant 1.4 TSI è pari a 3200 euro, non c’è da pensarci nemmeno un minuto su quale scegliere, a meno che non viviate in auto e percorriate parecchie decimigliaia di chilometri all’anno. Ma anche il silenzio assoluto del motore TSI ha un prezzo…
Nessun commento:
Posta un commento