Volvo C30 D5 Momentum - Oltre a portare le stimmate stilistiche del prototipo SSC e della tradizione, 480 ES e P 1800 ES sono sullo sfondo, si fa guardare e unisce fascino e grinta. Una ventata d’aria nuova per chi cerca una compatta luxury. E nei piani Volvo, l’Italia dovrebbe essere il primo mercato.
Quella della nostra prova è nera e in versione muscolosa, con il pentacilindrico duemilaequattro con 180 cavalli. Il cambio è automatico, l’unico accoppiabile al motore a gasolio di punta. Dal sederone con oblò vetrato, motivo stilistico originale, sbucano i due scarichi. Il muso invece è Volvo al 100%. L’allestimento di intonazione sportiva, Momentum offre tutto l’indispensabile e anche di più. Orientarsi sulla Summum? Solo per gaudenti a oltranza.
La perplessità dura lo spazio di tre passi. Apriamo la lunga portiera con manigliona e ci caliamo nella cabina di guida: un bozzolo comodo, ben rifinito e dall’aria vagamente ricercata. La seduta è schiacciata verso il pianale e perfettamente accogliente, i fianchetti che trattengono nelle curve non danno fastidio. I sedili sono in un bel tessuto e giocano col bicolore. Tra i migliori che si ricordino anche sui lunghi percorsi. Il volante, ciccioso, si tiene tra le mani che è un piacere.
I primi metri a bordo ci parlano di silenzio ovattato, di sospensioni ben tarate che non spezzano la schiena sulle buche dell’asfalto urbano, senza per questo regalare sensazioni burrose sulle rampe curvilinee. Anzi. Bastano le prime curve in tangenziale per essere guidati da una sensazione di solidità. La C30 è gnucca come ci si aspetterebbe da una tedesca. La base Focus è un bel punto di partenza. Stabile e piantata come se fosse una V50…
La Volvina è uguale. Mai a disagio. Lo sterzo è comunicativo. I gommoni da 17 rendono la C30 letteralmente attaccata a terra e a prova di principiante. Il pedale del freno invece non regala sensazioni di mordente al primo sfioramento. Questione di gusti e abitudini. Una grande stradista quindi. Che cammina anche forte. Con un’area di miglioramento, nessuno è perfetto: la trasmissione che non si accoppia benissimo col propulsore. A noi gli automatici piacciono, si va via tranquilli e veloci senza arrivare a fine serata con braccio dolorante. Ma qui il cambio con soli 5 rapporti penalizza, un poco, rotondità di guida e pure gli spiriti sportivi. Si va via così bene tra le curve che le palette dietro il volante ci si trova a desiderarle spesso.
Per il resto solo lodi. I fari allo xeno illuminano le strade più buie. Solo quando si spreme a fondo il motorone fa sentire la voce roca. Il display centrale dell’hi-fi è un esempio di minimalismo fascinoso. Gli spazi dove riporre la gadgettistica, utile e meno utile, sono molti e alcuni, come quello dietro la consolle, originali.
Dettagli di un’emozione, la C30 strizza l’occhio, più di altre proposte, al gusto e alla sensibilità femminile. Superando il conticino (mica tanto -ino) da pagare, ci si trova fra le mani una compatta premium di classe e quasi perfetta.
Quella della nostra prova è nera e in versione muscolosa, con il pentacilindrico duemilaequattro con 180 cavalli. Il cambio è automatico, l’unico accoppiabile al motore a gasolio di punta. Dal sederone con oblò vetrato, motivo stilistico originale, sbucano i due scarichi. Il muso invece è Volvo al 100%. L’allestimento di intonazione sportiva, Momentum offre tutto l’indispensabile e anche di più. Orientarsi sulla Summum? Solo per gaudenti a oltranza.
La perplessità dura lo spazio di tre passi. Apriamo la lunga portiera con manigliona e ci caliamo nella cabina di guida: un bozzolo comodo, ben rifinito e dall’aria vagamente ricercata. La seduta è schiacciata verso il pianale e perfettamente accogliente, i fianchetti che trattengono nelle curve non danno fastidio. I sedili sono in un bel tessuto e giocano col bicolore. Tra i migliori che si ricordino anche sui lunghi percorsi. Il volante, ciccioso, si tiene tra le mani che è un piacere.
I primi metri a bordo ci parlano di silenzio ovattato, di sospensioni ben tarate che non spezzano la schiena sulle buche dell’asfalto urbano, senza per questo regalare sensazioni burrose sulle rampe curvilinee. Anzi. Bastano le prime curve in tangenziale per essere guidati da una sensazione di solidità. La C30 è gnucca come ci si aspetterebbe da una tedesca. La base Focus è un bel punto di partenza. Stabile e piantata come se fosse una V50…
La Volvina è uguale. Mai a disagio. Lo sterzo è comunicativo. I gommoni da 17 rendono la C30 letteralmente attaccata a terra e a prova di principiante. Il pedale del freno invece non regala sensazioni di mordente al primo sfioramento. Questione di gusti e abitudini. Una grande stradista quindi. Che cammina anche forte. Con un’area di miglioramento, nessuno è perfetto: la trasmissione che non si accoppia benissimo col propulsore. A noi gli automatici piacciono, si va via tranquilli e veloci senza arrivare a fine serata con braccio dolorante. Ma qui il cambio con soli 5 rapporti penalizza, un poco, rotondità di guida e pure gli spiriti sportivi. Si va via così bene tra le curve che le palette dietro il volante ci si trova a desiderarle spesso.
Per il resto solo lodi. I fari allo xeno illuminano le strade più buie. Solo quando si spreme a fondo il motorone fa sentire la voce roca. Il display centrale dell’hi-fi è un esempio di minimalismo fascinoso. Gli spazi dove riporre la gadgettistica, utile e meno utile, sono molti e alcuni, come quello dietro la consolle, originali.
Dettagli di un’emozione, la C30 strizza l’occhio, più di altre proposte, al gusto e alla sensibilità femminile. Superando il conticino (mica tanto -ino) da pagare, ci si trova fra le mani una compatta premium di classe e quasi perfetta.
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