Jaguar X-Type Wagon 2.0D Sport - A ben vedere ai puristi è difficile abituarsi anche la carrozzeria station wagon, ritenuta troppo borghese se non addirittura proletaria dall’ala più snob e conservatrice della clientela di Coventry. Chissà cosa direbbero vedendo la "mia" X-Type 2.0D Sport, che abbandona anche le tinte sobrie della brughiera inglese per uno sfavillante rosso acceso! Eppure forse farebbero bene a non lamentarsi troppo e a pensare a chi sta peggio: alcuni aficionados della Porsche pare abbiano ancora crisi di pianto quando si imbattono in una Cayenne…
L’abitacolo è altrettanto fascinoso, con la plancia che sfoggia la retinatura tipica del carbonio e una gran profusione di pelle e alcantara a rivestire gli arredi. I sedili meritano tuttavia qualche appunto: la traspirabilità dei materiali non è il massimo e nei viaggi sotto il sole concente è facile trovasi a fare i conti con una sudorazione eccessiva. Anche la profilatura dello schienale non convince del tutto ma sulla cosa si può tutto sommato chiudere un occhio, dato che per il resto il posto di guida è ben impostato.
Si tratta però di peccatucci veniali e, dopo una convivenza durata diverse migliaia di km, è impossibile negare che su questa Jaguar si viaggi da gran signori. L’apparente sportività dell’assetto non deve infatti trarre in inganno. Le sospensioni hanno una taratura abbastanza soffice e, a dispetto dei pneumatici ribassati, le sconnessioni, anche le più secche, venegono digerite con sorprendente disinvoltura.
Il motore cerca con buon successo di tenere il piede in due scarpe. A passo di parata va via liscio come l’olio, accettando di buon grado di girare a ritmo da bradicardico. Pungolato con l’acceleratore, risponde inizialmente in modo un po’ svogliato ma se si ha la costanza di insistere, alla fine ruggisce deciso e mostra che gli artigli del giaguaro sono ben affilati. Certo, in questo modo, si rischia di fare frequenti visite al distributore. Nella guida più brillante i 10 km/litro sono infatti il risultato più comune, mentre se si tiene il piede leggero si possono anche toccare i 14.
L’abitacolo è altrettanto fascinoso, con la plancia che sfoggia la retinatura tipica del carbonio e una gran profusione di pelle e alcantara a rivestire gli arredi. I sedili meritano tuttavia qualche appunto: la traspirabilità dei materiali non è il massimo e nei viaggi sotto il sole concente è facile trovasi a fare i conti con una sudorazione eccessiva. Anche la profilatura dello schienale non convince del tutto ma sulla cosa si può tutto sommato chiudere un occhio, dato che per il resto il posto di guida è ben impostato.
Si tratta però di peccatucci veniali e, dopo una convivenza durata diverse migliaia di km, è impossibile negare che su questa Jaguar si viaggi da gran signori. L’apparente sportività dell’assetto non deve infatti trarre in inganno. Le sospensioni hanno una taratura abbastanza soffice e, a dispetto dei pneumatici ribassati, le sconnessioni, anche le più secche, venegono digerite con sorprendente disinvoltura.
Il motore cerca con buon successo di tenere il piede in due scarpe. A passo di parata va via liscio come l’olio, accettando di buon grado di girare a ritmo da bradicardico. Pungolato con l’acceleratore, risponde inizialmente in modo un po’ svogliato ma se si ha la costanza di insistere, alla fine ruggisce deciso e mostra che gli artigli del giaguaro sono ben affilati. Certo, in questo modo, si rischia di fare frequenti visite al distributore. Nella guida più brillante i 10 km/litro sono infatti il risultato più comune, mentre se si tiene il piede leggero si possono anche toccare i 14.
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