Land Rover Discovery 3 - La Discovery è maschia come una fuoristrada/SUV deve essere, stylish com’è d’obbligo per un’auto da indossare. Poche linee forti, tenaci, granitiche. Fiancate lisce come il piano di un tavolo da disegno, con tagli perfetti a definire le forme. Un frontale massiccio, squadrato come una scatola di scarpe, con le ruote anteriori che sembrano strette in un paio di taglie in meno: segno di forza e di stabilità in fuoristrada.
Bellissima, moderna e meno ingombrante, anche come immagine, della sorella maggiore Range. Anche se le dimensioni non sono proprio da sorella minore, con 483 centimetri di lunghezza massima, 191 centimetri di larghezza (219 inclusi gli specchi) e 189 centimetri di altezza. Dodici centimetri più corta della Range, quattro più stretta e tre più alta. Mica ciufoli, ma altezza, mezza bellezza.
Tutti i sedili posteriori si ripiegano singolarmente (la seconda fila può avere divisione 60:40 o 35:30:35) lasciando un piano di carico piatto, modulabile in numerose combinazioni di carico. Se si abbassano tutti e cinque i sedili posteriori, lo spazio di carico raggiunge i due metri di profondità, per caricare anche gli sci di Zeno Colò senza fatica. Il motivo a onda che divide il portellone ha anche una funzione pratica oltre che estetica, abbassando la soglia minima di carico quando si apre soltanto il lunotto per caricare piccoli pacchi o oggetti non troppo pesanti.
Land Rover nell’animo oltre che nell’aspetto, la Discovery è innanzitutto una fuoristrada vera, con tutti gli strumenti adatti a viaggiare su terreni difficili. Nell’indecisione se adottare la soluzione classica da fuoristrada con telaio a longheroni e scocca separata o quella da SUV, a scocca portante, Land Rover ha trovato la via di mezzo, con l’Integrated Body Frame, la scocca-telaio, una scocca che incorpora gli elementi rigidi di un telaio.
I puristi del fuoristrada storcono il naso quando si parla di elettronica applicata alla guida dura. Ma il sistema inventato da Land Rover rende la pista più difficile alla portata della casalinga di Voghera. Si chiama Terrain Response e si comanda grazie a un manopolone posto sul tunnel centrale che seleziona cinque differenti condizioni di marcia: dalla guida normale a quella su fondi scivolosi, dal terreno roccioso alla sabbia fino al fango. A seconda della difficoltà, il sistema provvede a regolare tutti i sistemi della Discovery per ottenere la migliore prestazione: gestione motore, cambio, altezza sospensioni pneumatiche, controllo di stabilità, controllo di trazione, Abs, Hill Descent Control (controllo della velocità in discesa) e differenziali. Lo schermo da 7 pollici informa sulla gestione dei vari sistemi con una visualizzazione dell’auto dall’alto e anche l’indicazione di quanto si stanno sterzando le ruote, informazione utilissima in fuoristrada.
Vestita spesso di colori che non ne valorizzano lo charme, la Discovery incute meno timore della Range, con dimensioni che, pur non snelle, sembrano più compatte. Non solo l’aspetto, anche la sensazione a prima vista è granitica, di sostanza, di peso. Sensazione confermata quando il contatto da visivo diventa fisico, con grandi porte da aprire e un gradino per salire al posto di comando, alto e privilegiato nella vista dell’orizzonte.
Bellissima, moderna e meno ingombrante, anche come immagine, della sorella maggiore Range. Anche se le dimensioni non sono proprio da sorella minore, con 483 centimetri di lunghezza massima, 191 centimetri di larghezza (219 inclusi gli specchi) e 189 centimetri di altezza. Dodici centimetri più corta della Range, quattro più stretta e tre più alta. Mica ciufoli, ma altezza, mezza bellezza.
Tutti i sedili posteriori si ripiegano singolarmente (la seconda fila può avere divisione 60:40 o 35:30:35) lasciando un piano di carico piatto, modulabile in numerose combinazioni di carico. Se si abbassano tutti e cinque i sedili posteriori, lo spazio di carico raggiunge i due metri di profondità, per caricare anche gli sci di Zeno Colò senza fatica. Il motivo a onda che divide il portellone ha anche una funzione pratica oltre che estetica, abbassando la soglia minima di carico quando si apre soltanto il lunotto per caricare piccoli pacchi o oggetti non troppo pesanti.
Land Rover nell’animo oltre che nell’aspetto, la Discovery è innanzitutto una fuoristrada vera, con tutti gli strumenti adatti a viaggiare su terreni difficili. Nell’indecisione se adottare la soluzione classica da fuoristrada con telaio a longheroni e scocca separata o quella da SUV, a scocca portante, Land Rover ha trovato la via di mezzo, con l’Integrated Body Frame, la scocca-telaio, una scocca che incorpora gli elementi rigidi di un telaio.
I puristi del fuoristrada storcono il naso quando si parla di elettronica applicata alla guida dura. Ma il sistema inventato da Land Rover rende la pista più difficile alla portata della casalinga di Voghera. Si chiama Terrain Response e si comanda grazie a un manopolone posto sul tunnel centrale che seleziona cinque differenti condizioni di marcia: dalla guida normale a quella su fondi scivolosi, dal terreno roccioso alla sabbia fino al fango. A seconda della difficoltà, il sistema provvede a regolare tutti i sistemi della Discovery per ottenere la migliore prestazione: gestione motore, cambio, altezza sospensioni pneumatiche, controllo di stabilità, controllo di trazione, Abs, Hill Descent Control (controllo della velocità in discesa) e differenziali. Lo schermo da 7 pollici informa sulla gestione dei vari sistemi con una visualizzazione dell’auto dall’alto e anche l’indicazione di quanto si stanno sterzando le ruote, informazione utilissima in fuoristrada.
Vestita spesso di colori che non ne valorizzano lo charme, la Discovery incute meno timore della Range, con dimensioni che, pur non snelle, sembrano più compatte. Non solo l’aspetto, anche la sensazione a prima vista è granitica, di sostanza, di peso. Sensazione confermata quando il contatto da visivo diventa fisico, con grandi porte da aprire e un gradino per salire al posto di comando, alto e privilegiato nella vista dell’orizzonte.
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