Porsche 911 Carrera - Le prime cose che traspaiono dalla 997 sono la sua prorompente personalità e il suo fascino, mostrati con l'atteggiamento di chi ha avuto in dono da madre natura un gran fisico e non fa nulla per nasconderlo. L’ultima serie è ben più atletica delle precedenti e ha messo su un bel po’ di centimetri nella zona dei passaruota. La carreggiata posteriore appare, ancor più che in passato, più muscolosa di quella anteriore, dando alla 911 una forma quasi a freccia. La Porsche, dopo l’ingresso negli "anta", ha anche recuperato la propria identità. Faro tondo e pochi fronzoli, a riprova del fatto che un trucco leggero può essere il più adatto a valorizzare una bella signora.
L’impostazione del posto di guida è esemplare. La pedaliera, il volante e il sedile sono sistemati in modo ottimale e anche chi è affetto da gigantismo ha ben poco da lamentarsi. E’ invece difficile che chi viene destinato ai due strapuntini posteriori non protesti. Anche se la Casa parla della 911 come di una 2+2, pare davvero difficile che qualcuno possa davvero accomodarsi dietro. Io (183 cm) non ci sto proprio, ma pure la dolce metà (165 cm) si è rifiutata tassativamente di provare anche solo a fare il giro dell’isolato. Sarebbe invece salita volentieri la figlia di 4 anni e mezzo; peccato che lo spazio disponibile non consenta il corretto montaggio del seggiolino d’ordinanza.
Al volante la prima cosa che colpisce è l’incredibile agilità in manovra. La 911 ha un raggio di sterzata ridottissimo e, in barba alla visibilità limitata, si parcheggia con facilità in un fazzoletto. La maneggevolezza resta buona anche con il salire della velocità ed è facile dimenticarsi di avere a portata dello sperone destro la bellezza di 325 cavalli, portando a spasso la Porsche come un’utilitaria qualunque.
E non è solo fumo, di arrosto ce n’è a sazietà. Fluida e regolare sin dal minimo, la 911 ha una grinta ai medi eccezionale, al punto che nella guida disimpegnata si possono utilizzare solo le marce pari contando su una spinta sempre omogenea. Dandoci dentro e lavorando di fino con il cambio, davvero ottimo, la Porsche si trasforma e si hanno prestazioni mozzafiato. Per passare da 0 a 100 km/h si impiegano solo 5 cinque secondi e avendo lo spazio e il pelo sullo stomaco necessari si può vedere la lancetta sfondare decisa quota 285 sul tachimetro.
La pelle d’oca è da dare per scontata, ma non è solo per un fatto di numeri. Questa Porsche va maledettamente forte, pure in pista, ma qui è anche una questione di sensazioni: la 911 non è una di quelle auto su cui viene da dire che "sembra di stare fermi". Buona parte del merito (o della colpa, è una questione di punti di vista) va alla particolare struttura, con il motore montato tanto indietro da meritare quasi la definizione di entro-fuoribordo. Manca giusto il piede poppiero con l’elica...
Nel misto la musica non cambia, tutt’altro. Finché ci si fa aiutare dall’elettronica e complici freni potentissimi, la vita è facile e tutti possono sentirsi padroni della situazione. Innestando la baionetta ed escludendo invece il PSM (Porsche Stability Management, per meno introdotti) la 911 diventa una sportiva che deve essere guidata da mani salde ed esperte. Pestando inopinatamente sull’acceleratore, il muso pare alleggerirsi e puntare deciso verso l’esterno della curva. Solo in un secondo tempo è il posteriore ad allargare con rapidità, richiedendo controsterzi di precisione chirurgica.
Per arrivare a dare del tu a questa Porsche occorrono dunque una certa sensibilità di guida e un periodo di apprendistato nel quale capire come si deve giocare d’anticipo per mettere le ruote là dove si vuole.
L’impostazione del posto di guida è esemplare. La pedaliera, il volante e il sedile sono sistemati in modo ottimale e anche chi è affetto da gigantismo ha ben poco da lamentarsi. E’ invece difficile che chi viene destinato ai due strapuntini posteriori non protesti. Anche se la Casa parla della 911 come di una 2+2, pare davvero difficile che qualcuno possa davvero accomodarsi dietro. Io (183 cm) non ci sto proprio, ma pure la dolce metà (165 cm) si è rifiutata tassativamente di provare anche solo a fare il giro dell’isolato. Sarebbe invece salita volentieri la figlia di 4 anni e mezzo; peccato che lo spazio disponibile non consenta il corretto montaggio del seggiolino d’ordinanza.
Al volante la prima cosa che colpisce è l’incredibile agilità in manovra. La 911 ha un raggio di sterzata ridottissimo e, in barba alla visibilità limitata, si parcheggia con facilità in un fazzoletto. La maneggevolezza resta buona anche con il salire della velocità ed è facile dimenticarsi di avere a portata dello sperone destro la bellezza di 325 cavalli, portando a spasso la Porsche come un’utilitaria qualunque.
E non è solo fumo, di arrosto ce n’è a sazietà. Fluida e regolare sin dal minimo, la 911 ha una grinta ai medi eccezionale, al punto che nella guida disimpegnata si possono utilizzare solo le marce pari contando su una spinta sempre omogenea. Dandoci dentro e lavorando di fino con il cambio, davvero ottimo, la Porsche si trasforma e si hanno prestazioni mozzafiato. Per passare da 0 a 100 km/h si impiegano solo 5 cinque secondi e avendo lo spazio e il pelo sullo stomaco necessari si può vedere la lancetta sfondare decisa quota 285 sul tachimetro.
La pelle d’oca è da dare per scontata, ma non è solo per un fatto di numeri. Questa Porsche va maledettamente forte, pure in pista, ma qui è anche una questione di sensazioni: la 911 non è una di quelle auto su cui viene da dire che "sembra di stare fermi". Buona parte del merito (o della colpa, è una questione di punti di vista) va alla particolare struttura, con il motore montato tanto indietro da meritare quasi la definizione di entro-fuoribordo. Manca giusto il piede poppiero con l’elica...
Nel misto la musica non cambia, tutt’altro. Finché ci si fa aiutare dall’elettronica e complici freni potentissimi, la vita è facile e tutti possono sentirsi padroni della situazione. Innestando la baionetta ed escludendo invece il PSM (Porsche Stability Management, per meno introdotti) la 911 diventa una sportiva che deve essere guidata da mani salde ed esperte. Pestando inopinatamente sull’acceleratore, il muso pare alleggerirsi e puntare deciso verso l’esterno della curva. Solo in un secondo tempo è il posteriore ad allargare con rapidità, richiedendo controsterzi di precisione chirurgica.
Per arrivare a dare del tu a questa Porsche occorrono dunque una certa sensibilità di guida e un periodo di apprendistato nel quale capire come si deve giocare d’anticipo per mettere le ruote là dove si vuole.
Nessun commento:
Posta un commento